Considerazioni intorno al ponte cinquecentesco di Ventimiglia (IM)

Foto g.c. da Archivio Moreschi di Sanremo (IM) – riproduzione non concessa

Documentazione d’archivio sul Ponte cinquecentesco = la “Grave Ruina” che colpì Ventimiglia nel XVI sec. (connessa al terremoto di Nizza del 1564?) e che alterò il corso del Roia/Roja, e diruto ciò di cui si serviva per superarlo, suggerì (1564) l’idea, già esperita, di rifare un ponte in legno.

I Commissari inviati da Genova avallarono la sostanza della distruzione generale chiedendo di soddisfare le richieste ma la manutenzione annuale di un novello ponte in legno (attesi il costo del legname da rinnovare ogni anno e delle spese per i lavori connessi) si rivelò troppo onorosa e presto insostenibile sì da chiedersi l’erezione di un ponte in muratura da farsi al ritmo di un’ arcata “di due in due anni” pur se poi le spese, date anche altre opere, richiesero nuove suppliche a Genova per varie esenzioni fiscali oltre alla già conferita “concessione della Scrivania” per la realizzazione del ponte vecchio in muratura [ ad arcate mobili lignee = vedi immagine (visualizza anche questa immagine da cartolina del ponte nuovo anteriore al 1910, prescindendo dalla datazione autografa adespota) e quanto ancora, assai poco invero, ne rimane (clicca n. 2): tutte le voci nelle foto sono comunque attive].

Siffatto ponte vecchio in muratura svolse le sue funzioni decorosamente (lo si veda qui ancora integro da una fotografia ottocentesca di archivio privato) sin agli irreparabili danni causati da una piena del fiume nel 1861 ancora ben visibili in questa rara fotografia del 13/X/ 1864 con nota autografa e proveniente da archivio privato come registrato a fine immagine [vedi qui alcune osservazioni sullo sviluppo ottocentesco dell’arte fotografica] (riprendendo quanto scrive G. Rossi nel suo Memoriale Intimo ove pure fa riferimento ai lavori del ponte finalmente realizzato alla foce del Nervia si legge: “il 15 febbraio 1864 – È stata deliberata al ventimigliese Secondo Notari la costruzione del nuovo ponte sul Roia che avrà cinque archi di 18 metri” e successivamente “2 settembre 1866 – Incomincia il transito sul ponte nuovo del Roia e cominciasi a distruggere il vecchio“).

Della inevitabile costruzione del nuovo ponte parla pure Luigi Ricca nella “Lettera XIII” (quasi tutta dedicata alle prime investigazioni nell’area archeologica di Nervia) del suo Viaggio da Genova a Nizza del 1865 = il Ricca compie il suo viaggio nel 1865 e giudica, sull’impetuoso Roia/Roya [cita appena il Nervia rammentandone le alluvioni per l’arginatura inadeguata ma le menziona solo in merito al fatto che per le tracimazioni le acque hanno riportato alla luce reperti di romanità appunto nell’omonima frazione di Ventimiglia], oltre l’esigenza di nuovi argini per impedirne le frequenti tracimazioni con gravi rovine come quella recente, la realizzazione già in corso di un nuovo ponte [e di cui elogia le caratteristiche architettoniche, senza esprimere alcun giudizio sul vecchio ponte (soffermandosi più a parlare di Ventimiglia nella “Lettera XIV”: città grande al tempo dei Romani ed orgogliosa al tempo dei Comuni quanto battagliera e fiera nel contrastare l’ineluttabile conquista di Genova in piena espansione a fronte di quella “d’aspetto mediocre” del presente (pur citandone alcune importanti fortificazioni medievali e di epoche successive indizio, specie queste ultime, della sua postazione di piazzaforte di Genova ai “Baluardi occidentali del Dominio”) e senza grossi reperti archeologici e monumenti vetusti nella città alta e medievale, prescindendo dalla cattedrale e da S. Michele e poi nella “Lettera XV”, iniziando un’escursione nella valle del Roia, dimostrando di risentire un poco della foscoliana “Epistola da Ventimiglia dell’Ortis) a differenza di Davide Bertolotti che nel suo Viaggio nella Liguria Marittima del 1834 parlò senza mezzi termini nella “Lettera XXV Da Ventimiglia a San Remo di un brutto ponte sul Roia e di nessun ponte alla foce del Nervia].

Spiace del Ricca solo che, per la città intemelia come per altri centri, non sempre sia preciso od esaustivo (per es. nel definire la Ventimiglia che vede “d’aspetto mediocre” senza però citare la grandezza del complesso demico medievale secondo solo a quello di Genova = inoltre l’autore nomina è vero l’antichità della Diocesi intemelia e il Patrono S. Secondo senza però ricordare quanto scrisse D. A. Gandolfo in merito alla sua supposta protezione, in sinergia con le “Anime del Purgatorio”, dei Ventimigliesi dalla peste del 1656/’57 che devastò il Dominio di Genova e forse soprattutto oggi disturba un poco il fatto che, data la sua visita forse troppo celere, nel rammentare gli uomini illustri commetta alcune sviste davvero gravi anche perchè, non visita, onde documentarsi, come altri la “Biblioteca Aprosiana”).

L’opera di Luigi Ricca resta comunque globalmente lodevole -specie per le tante notizie minute ed ambientali su tutta la Liguria- oltre che dal fatto d’essere ammantata sia da uno stile narrativo il quale non dispiace sia -dopo qualche iniziale presunzione- da modestia ed umiltà) anche se talora, come, ma non solo, nel caso sopra citato degli “uomini illustri di Ventimiglia” può fuorviare il lettore improvvido.

Nella sostanza il libro è gustoso, specie per l’aneddotica, e tuttora anche utile analizzando questioni spesso obliate da letterati e storici decisamente, del suo autore, più illustri ma meno attenti alle questioni della vita quotidiana e dell’ambiente come quando, al pari di altre contrade ligustiche qui citate nell’indice moderno e con tante anche minime storie qui digitalizzate ed a proposito dell’ antichissimo areale intemelio (e non solo) parla di tante cose che oggi rischiano di scivolare nell’oblio: dai Mulini e Bedali sulle sponde del Roia/Roya al legname trasportato con la tecnica di fluitazione nello stesso fiume dalle montagne di Tenda, Briga e Saorgio sin alle segherie di Ventimiglia senza dimenticare, tra altre cose qui non citate ma da leggere, le sue considerazioni sulla ricchezza del patrimonio boschivo e sul monumentale sistema agronomico e rurale dei terrazzamenti colturali con muri a secco, contestualmente sottolineando la bellezza e varietà della flora in queste contrade dell’estremo ponente ligure, per procedere poi oltre Ventimiglia, le sue valli e le sue dipendenze occidentali verso il nuovo confine tra Italia e Francia sin a Mentone, Montecarlo, Villafranca, Nizza, Cimiez con tante osservazioni spicciole ma divenute oggi rare e preziose.

da Cultura-Barocca

Dalla Iulia Augusta all’Aurelia: ponti sull’Argentina e sul Nervia, una storia interminabile

Alarico aveva mosso le armate profittando dell’inverno “contro le trepidanti città liguri” e poi il tempo, con i ruderi, cancellò anche ogni notizia sui ponti distrutti dai Barbari nella Liguria ponentina ai confini tra Italia e Gallie, mentre è noto che si salvarono e vennero anche restaurati ad opera di Flavio Costanzo i ponti romani nell’Ingaunia e nell’agro savonese.

I disagi sulla litoranea nel Ponente Ligure furono durevoli nei secoli e solo con la napoleonica “Strada della Cornice” poi caduta in degrado fin ai restauri sabaudi, i tragitti nel Ponente divennero praticabili in carrozza ma ardui specie per la carenza di ponti adeguati al viaggio.

Per esempio, benché celebre, non era carrozzabile il ponte medievale sull’Argentina di Taggia da cui il “Dottor Antonio” dell’omonimo romanzo di Giovanni Ruffini mostrò a Lucy Davenne il borgo di Castellaro nel corso del viaggio al Santuario di N. S. di Lampedusa.

Lo si può analizzare qui in un contesto, anche iconografico, più esteso e per via di ragionamenti distinti, valutando quanto si adoprò il deputato sabaudo Fruttuoso Biancheri, avvocato di Camporosso, per la realizzazione del nuovo ponte carrozzabile ad Arma sull’Argentina nel piano del perfezionamento della strada litoranea ligure.

Il Ricca in “Viaggio da Genova a Nizza scritto da un ligure nel 1865” ama molto Taggia che definisce culla di uomini illustri ma la celebra anche per la storia e la natura, specie “della sua pianura ove sorgono a guisa di bosco, fichi, pesche, mandorli, peri, ciriegi, aranci, melogranati, abbelliti da rigogliose viti a festoni, che fanno incurvare i loro rami fino a terra, e sopra tutto ulivi giganteschi, che formano una variazione piacevole“.

L’autore rammenta però pure un suo dispiacere e cioè che al pari di altri casi e di altri stranieri gli inglesi, a suo parere, si siano in qualche modo “impadroniti” della figura di Giovanni Ruffini e delle sue opere.

Contestualmente Luigi Ricca analizza anche la vasta trattazione condotta dallo stesso deputato relativa al territorio intemelio concernente in particolare il ponte carrozzabile alla foce del Nervia e “…come pure di variare e rimediare la pericolosa discesa che esiste nella città di Ventimiglia, dalla parte di levante…”

da Cultura-Barocca

Viaggio da Genova a Nizza scritto da un ligure nel 1865

INFORMATIZZAZIONE, CON INDICI MODERNI, DA ESEMPLARE ORIGINALE DI BIBLIOTECA PRIVATA = CLICCA QUI PER ACCEDERE ALL’INTEGRALE PUBBLICAZIONE
A chiosa di di queste affermazioni sulla Riviera Ligure, per il territorio da Genova a Nizza, merita di esser analizzata un’opera (apparentemente d’autore anonimo) ovvero il Viaggio da Genova a Nizza, ossia Descrizione con notizie storiche, di statistica ed estetica e d’arti e di lettere / scritta da un ligure nel 1865 Firenze : tip. Calasanziana, 1871, 2 v. ; 16 cm ., reperibile in AV0007 NAPAV Biblioteca Provinciale Giulio e Scipione Capone – Avellino – AV – FI0098 CFICF Biblioteca nazionale centrale – Firenze – FI – GE0038 LIG01 Biblioteca Universitaria – Genova – GE – IM0001 LIG44 Biblioteca Clarence Bicknell dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri – Bordighera – IM – IM0019 LIG02 Biblioteca Civica Leonardo Lagorio – Imperia – IM (di questa opera ne è stata fatta una Ristampa anastatica Forni, stampa 1972: Descrizione fisica 2 v. ; 17 cm – · Ripr. dell’ed.: Firenze : Tipografia Calasanziana, 1871 – · Ed. di 400 esempl. numerati).

L’anonimo ligure (di cui l’esemplare qui digitalizzato proviene da Biblioteca Privata) è il Padre Luigi Ricca minore osservante di Civezza (nella carta tutte le voci evidenziate di borghi, città ed altro sono attive: basta cliccarvi sopra)
– il Ricca (1836-1881) fu botanico e naturalista, membro della Società Ligure di Storia Patria. Gli si debbono, fra gli altri lavori, il qui digitalizzato Viaggio da Genova a Nizza e un Catalogo delle piante vascolari spontanee della zona olearia nelle due valli di Diano Marina e di Cervo. Importante poi il suo lavoro Compendio delle più importanti vitali manifestazioni delle piante coll’aggiunta delle Geografiche e Geologiche loro relazioni. Saggio di studi botanici Tip. Lit. di Gio. Ghilini, Oneglia, 1866. In-8°, pp. 248, (4) –
annota :
Io vi ho descritto questa riviera occidentale come un piccolo mondo in miniatura favorito dalla natura, con i suoi monti tagliati in forma di terrazzo, sistemati da muri a secco, ove il fico, il pesco, il mandorlo abbelliscono questi pensili orti, e la vite vi stende le sue allegre ghirlande e l’ulivo si inchina sotto il peso delle pingui sue frutta
= la sua opera, che assai risente degli scritti del Navone e poi del Bertolotti, si eleva qui in una descrizione del paesaggio (nemmeno poi rimasto estraneo all’Intemelion del novecentesco Peitavino) in cui l’ autore, pur con qualche errore per la parte antica, sviluppa un’attenta disanima della Riviera Ligure proponendosi anche di colmare alcuni limiti di altre opere come scrive nella presentazione al lettore

Qui di seguito l’indicazione di alcune parti relative all’attuale provincia di Imperia:

– [ Luigi Ricca e il Santuario di N. S. di Lampedusa = vedi qui dal Dottor Antonio di Giovanni Ruffini il viaggio del medico patriota e di Lucy Davenne al Santuario di N. S. di Lampedusa]

Lettera IX ” S. Lorenzo – Cipressa – Santo Stefano – Riva – Arma – Pompeiana – Bussana – Poggio – Ceriana e Costabalene “

[ Capo DonCapo Don: dal romano al paleocristiano (ritrovamenti archeologici: Complessi basilicali – Necropoli paleocristiane)

Capo Don [Costa Balena – Costa Beleni]: i rinvenimenti in forza dei lavori della moderna strada litoranea = “Relazione Storica/Archeologica del Canonico V. Lotti]

– [ Del CENOBIO BENEDETTINO DI VILLAREGIA il Ricca ha varie nozioni pur non sapendo spiegarsi il toponimo = egli cita qui la rilevanza del recupero agronomico dei Benedettini con il sistema colturale della GRANGIA caratterizzato da una variegata tecnica di terrazzamenti ed irrigamenti (con tecniche poi riprese da coloni laici) resi possibili da condotti interrati quanto da PONTI CANALI (ACQUEDOTTI) COME QUESTO i cui reperti si riscontrano tuttora a Pompeiana vale a dire una delle terre su cui i monaci esercitarono notevole influenza ]
– [ Il cenobio benedettino di VILLAREGIA di cui si parla anche nelle pagine precedenti: vedi poi nel IX secolo le devastazioni dei Saraceni prima della loro sconfitta. Il Ricca continua ad usare l’espressione Saraceni per gli invasori della flotta turchesca in tutto il Ponente Ligure nel cui contesto si affermò il valore di Taggia vittoriosa sugli invasori tanto che il successo venne celebrato con un poemetto di “Nofaste Sorsi”. Per un quadro generale sulla ripetute invascioni turchesche o barbaresche, ma ancora denominate saracene dal popolo e non solo, vedi qui = * – FRANCESCO I, CARLO V, SOLIMANO IL MAGNIFICO = L’ASSEDIO DI NIZZA SABAUDA = 1 – LA “SERENISSIMA REPUBBLICA DI GENOVA” e in dettaglio vedi qui un percorso multimediale tra le FORZE ARMATE che contrapponeva agli invasori tra XVI e XVIII secolo (analizza qui l’importanza della milizia nazionale non retribuita, dei ” militi villani, scelti ed ordinari “, che spesso si rese più efficiente delle truppe mercenarie o stipendiate = vedi il caso esemplificativo di Vallebona) – 2 – LA FLOTTA IMPERIALE TURCA D’OCCIDENTE, I BARBARESCHI, IL SISTEMA DIFENSIVO DELLE TORRI – 3 – “INVASIONI BARBARESCHE IN LIGURIA” (XVI SEC. invasioni da San Remo e Taggia sul litorale e non sino a San Lorenzo = cartografia interattiva) – 4 – ANDREA DORIA “PADRE DELLA PATRIA” E L’AMMIRAGLIO TURCHESCO “BARBAROSSA” = LE “VIE DELLA GUERRA E DELLA DIPLOMAZIA IN MERITO AGLI ASSALTI TURCHESCHI AL PONENTE DI LIGURIA” – 5 – ANDREA DORIA = LE AMBIGUITA’ DI UN “PADRE DELLA PATRIA” A FAVORE DEL POTENZIAMENTO DEL PROPRIO CASATO E LE OSCURITA’ DI UN DELITTO DI STATO COINVOLGENTE I GRIMALDI DI MONACO E I DORIA DI DOLCEACQUA

Lettera X ” Capo Verde ed il Santuario di Nostra Signora della Guardia – Sanremo – Il Santuario di Nostra Signore della Costa – Il Leprosaio – Un antico cenobio de’ Benedettini “

– [ Qui riprende il Ricca un luogo letterario -in effetti cita il Giustiniani- che fu di Angelico Aprosio in merito ai moscati di Taggia e di Ventimiglia = leggi qui le considerazioni di moderni specialisti sulla crisi ma anche sul lento recupro attuale di questi vini divenuti come suol dirsi “di nicchia”]

– [ Manoscritto Borea = “Cronache di Sanremo e della Liguria Occidentale” (integralmente digitalizzato e reso multimediale da Cultura-Barocca) ]

Lettera XI ” La Città di Sanremo – Ospedaletti – La Madonna della Ruota – La pesca del Corallo – La Baia – Acque termali – Bordighera – Un antico cenobio de’ Benedettini – S. Ampeglio “

– [ Il terrore storico della lebbra ed il Lebbrosario (Leprosaio) di Sanremo (trattato dalla pagina qui sotto in poi) ma anche i provvedimenti di profilassi, igiene e “cura” in tutto l’arco ligure contro le grandi pandemie, specie peste e poi di colera = la differenza tra la Peste del 1579/’80 e quella del 1656/’57 ]

– [In questa e nelle pagine seguenti = la Madonna della Ruota e la pesca del corallo ma anche la sorgente solforosa del Montenero ]

– [ Lasciando Bordighera il Ricca viene ragguagliato come si legge a fondo di questa pagina del rientro a Roma dalla “cattività francese” voluta da Napoleone da un contadino che gli mostra una lapide che ne rammenta sosta e passaggio = sull’evento però dati molto estesi riguardano la sosta e il passaggio del Sommo Pontefice in San Remo/Sanremo come si evince dal manoscritto Borea ]

– [Dalla letteratura del ‘600 al Dottor Antonio di G. Ruffini una tradizione latteraria e non solo che ha conferito a Bordighera la nomea di “città più inglese d’Italia” = vedi la Strada della Cornice ed il “Grand Tour” e quindi da una Carta settecentesca di queste contrade procedi sin a Nizza e Monaco nel XIX secolo]

Lettera XII ” Seborca – Perinaldo – S. Biagio – Sasso – Vallebona – Vallecrosia – Pigna – Rocchetta – Apricale – Isolabona – Acque termali di Pigna – Dolceacqua – Camporosso – San Rocco “

[ In quella sorta di diario di eventi, personali e non, dello storico locale Girolamo Rossi, intitolato Memoriale Intimo ed edito su iniziativa, nel 1983, della Cumpagnia d’i Ventemigliusi, in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Studi Liguri a titolo meramente cronachistico l’autore annota:
“1852 – Oggi viene deliberata al sign. Becchi di San Remo l’impresa di costruire il ponte sul torrente Nervia” = sembra davvero che le postulazioni e le interpellanze del deputato sabaudo avvocato Fruttuoso Biancheri di Camporosso vadano in porto in merito all’assetto stradale tra Nervia e Ventimiglia. il Ricca, non menziona il ponte sul Nervia (frazione intemelia che prescindendo dagli scavi archeologici auspicati dal Ricca gradualmente si evolverà in centro importante, specie come nodo viario, ma fa comunque molte citazioni utili tra cui la rattificazione del tratto vallecrosino della romana Iulia Augusta o del suo ormai misero tracciato con la strada fatta dal Goveno Francese e in atto di finalizzazione sotto i Savoia (al fine anche di evitare una deviazione, per accedere mancando di ponte il Nervia alla foce, al sito di Camporosso, tramite la “strada di e per Camporosso” e quindi al tragitto di val Nervia oppure proseguendo per la via della Tramontina conducente all’altura delle Maule Maure -San Cristoforo/San Giacomo- donde era fattibile un pur tormentato accesso alla città sempre che non si intendesse aggirare la città procedendo alla volta di Bevera, Latte e quindi dell’areale francese ) come qui e altrove si legge scritto dal Ricca, citando pure l’autore altre imprese pubbliche in corso di finalizzazione (quale il nuovo ponte sul Roia) o in essere e progettate e comuque di prossima realizzazione a Ventimiglia compresi, alla maniera che scrive e qui si può leggere, i lavori per la “strada rotabile, che fra non molto si collegherà colla corriera di Breglio per il Piemonte e fra breve si darà opera ad altro nuovo ponte in ghisa per la strada ferrata “]

Lettera XIII ” Avanzi dell’antica città Nervina – Nuovo stabilimento balneario – Chiesuola sacra a S. Secondo – Il nuovo Ponte “

– [Il Ricca cita l’antichità di Ventimiglia ma i grandi rinvenimenti archeologici non sono ancora evidenti dipendendo dalle ricerche di Girolamo Rossi posteriori al suo viaggio (tuttavia pare strana questa non conoscenza dell’attività del Rossi -Ventimiglia, 4 novembre 1831/Ventimiglia, 6 marzo 1914- archeologo, storico, numismatico, farmacista e insegnante di italiano tra altre cose, al tempo del viaggio del Ricca, già autore della Storia della città di Ventimiglia : dalle sue origini ai nostri tempi, Torino, Tip. economica, 1857 ed ancora della Storia della città di Ventimiglia : dalle sue origini sino ai nostri tempi scritta da Girolamo Rossi provveditore agli studii nel collegio di detta città Torino, Tipografia Cerutti, Derossi e Dusso, 1859 pur se l’opera definitiva del Rossi sulla “Storia intemelia compresa la romanità con relative scoperte” dati del 1886 per l’eidtore Ghilini di Imperia ): per questo misconoscenza(?) l’autore di Civezza preferisce non addentrarsi troppo in una materia che definisce “spinosa” dando quasi l’impressione di non volersi non mettersi in urto sia con i sostenitori del centro demico romano principale a Ventimiglia alta o sia con i teorici del principale complesso romano a Nervia (anche se il Rossi stava già conducendo a Nervia peraltro visitata dal Ricca con registrazione di dati poi comunicati dal Rossi entro questa lettera al Mommsen in cui attribuisce all’Aprosio l’individuazione del sito originario della città romana di Ventimiglia) = egli visita comunque, come qui sotto si legge, la cattedrale ove si trova un importante reperto romano come la lapide a Giunone Regina e del pari la chiesa di San Michele = qui poi, senza che il Ricca si soffermi sul tema, vale la pena con questa occasione di rammentare la peculiarità della Diocesi di Ventimiglia nota altresì come Diocesi di Frontiera o Diocesi Usbergo alla maniera che scrisse il Valsecchi e quindi la sua singolarità a fronte delle altre Diocesi di Liguria]

Lettera XIV ” Ventimiglia “

[Ben informato su varie cose di Ventimiglia tra cui i lavori per il complesso viario e il facimento del ponte nuovo sul Roia il Ricca dimostra a differenza del Navone di non aver visitata la Biblioteca Aprosiana rifacendosi ad un giudizio oltremodo pessimistico del Tiraboschi (pagina 109, nota 1) ed oltre a ciò risulta abbastanza disinformato su Angelico Aprosio -anche per i dati biografici- citando solo due fra le tante opere da lui scritte, e nemmeno le più importanti, ed attribuendogli, certo per una svista, il “Trattato sulle macchie solari” opera invece di Galileo tuttora custodita alla Biblioteca Aprosiana-Fondo Antico]

Lettera XV ” Escursione nella valle del Roia – Bevera – Airole – La Rocca della Piena “

[Mulini e Bedali ma anche Segherie e fluitazione di tronchi di legno trasportati dal Roia]

Lettera XVI ” Festa della società degli Operai – Latte – Pesca delle acciughe – Il Ponte di s. Luigi – Limite del Regno d’Italia “
– [Luigi Ricca parla qui del nuovo limite d’Italia rispetto alla Francia e pur garbatamente dimostra dolore per la cessione di Nizza alla Francia di Napoleone III in forza degli accordi di Plombiers (vedi documenti d’epoca) per l’intervento dell’Imperatore dei Francesi a dianco di Vittorio Emanuele II nella Seconda Guerra di Indipendenza contro l’Austria = l’autore continua comunque il suo viaggio, osservando con malinconia località che appartenevano alla Liguria delle Otto Province (descritta dal Bertolotti) entro lo Stato Sabaudo dopo i deliberati del Congresso di Vienna. Alcune notazioni sottolineano siffatto rammarico tra cui l’insistenza sulla storica italianità di Nizza e sulla difficoltà dei Francesi nel trasformare nella loro lingua tanta onomastica nizzarda di assoluta antichissima ascendenza italiana]

da Cultura-Barocca