“far la polvere, con quale queste malefiche attossicano…”

Baiardo (IM) - Fonte: Wikipedia
Baiardo (IM) – Fonte: Wikipedia

L’inchiesta sulle presunte STREGHE DI TRIORA procedette fra continue contraddizioni e qualche condono di legge, come quello per un’altra minore, una ragazza di 13 o 14 anni di Baiardo (IM), tal Giovannetta Ozenda, che confessò d’aver partecipato ad una sorta di sabba e di aver appreso l’arte di “far la polvere, con quale queste malefiche attossicano le persone cioè di ROSPI ARROSTITI” (come riporta il Ferraironi (p. 73).

Stando alle indagini del Ginzburg (P.287) questa POLVERE DI ROSPO non sarebbe stata pura voce di fantasia, ma uno fra i vari tipi di UNGUENTO STREGONESCO, tenendo conto del fatto che nella pelle di rospo è contenuta la BUFOTENINA, sostanza cui sono attribuite delle spiccate PROPRIETA’ ALLUCINOGENE.

La Ozenda fu comunque perdonata, vista la giovane età, con la momentanea ideazione d’affidarla ad un tutore o ad un monastero: perdoni suggeriti di legge, a vantaggio dei minori di anni 14 sia entro gli Statuti Criminali genovesi che nei più aggiornati testi di commenti giuridici ad uso degli Inquisitori ecclesiastici.

Lo Scribani spedì il 22 luglio 1588 i processi di quattro streghe di Andagna, con la proposta della condanna a morte.

Leggendo i documenti riportati dal Ferraironi, si intende altrettanto bene che, a ragione di un evidente piano governativo a salvaguardia delle leggi criminali statali, lo Scribani aveva proposto la pena di morte per delitti non di provata stregoneria, ma sicuramente connessi con reati punibili secondo gli Statuti Criminali (avvelenamenti, procura d’aborti, esercizio colpevole della funzione di balie ecc), ma nessuna attestazione d’eresia, che sarebbe stata tale da dover passare la pratica all’Inquisitore ecclesiastico.

da Cultura-Barocca

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